Il primo gesuita a diventare capo della Chiesa cattolica era malato da tempo
È morto papa Francesco, cioè il nome scelto da Jorge Mario Bergoglio, che dal 13 marzo del 2013 era la massima autorità all’interno della Chiesa cattolica. Francesco è stato il primo papa gesuita, nonché il primo originario di un paese non europeo da molti secoli, e il primo a scegliere come nome Francesco. Aveva 88 anni.
La morte di papa Francesco è stata comunicata lunedì mattina, 21 aprile, dal cardinale Kevin Joseph Farrell: «Con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre».
Il Cardinal Farrel (Camerlengo) annuncia la morte di Papa Francesco
Il 23 marzo papa Francesco era stato dimesso dal Policlinico Gemelli di Roma, dov’era ricoverato dal 14 febbraio a causa di una polmonite e varie altre complicazioni all’apparato respiratorio. Era in realtà da dicembre che molti avevano iniziato a notare diversi segni di stanchezza del pontefice, che in seguito aveva scelto di celebrare la messa della vigilia di Natale dentro la basilica di San Pietro invece che nella piazza e nelle settimane successive aveva affidato la lettura di molti suoi discorsi pubblici ai collaboratori. Lui stesso aveva parlato del suo stato di salute nei giorni precedenti al ricovero, quando aveva dovuto interrompere la lettura dell’omelia durante una messa a San Pietro perché faticava a respirare.
Da quando era stato dimesso stava facendo la sua convalescenza a Santa Marta, il residence dove abitano i cardinali durante il conclave (cioè il processo di selezione di un nuovo papa) e dove papa Francesco aveva scelto di vivere. Giovedì scorso aveva fatto visita alle persone detenute nel carcere Regina Coeli di Roma e ieri mattina si era fatto vedere a San Pietro nel giorno di Pasqua per la cosiddetta benedizione Urbi et Orbi, un tipo di benedizione particolarmente solenne pronunciata durante le celebrazioni più significative.
Nei dodici anni del suo papato Francesco ha affrontato cambiamenti globali e vicende enormi come la pandemia, diverse guerre e molte conseguenze visibili del cambiamento climatico. A differenza di diversi suoi predecessori Papa Francesco si è spesso distinto per le sue convinzioni progressiste, apertamente osteggiate dagli esponenti più conservatori della Chiesa cattolica.
Era nato il 17 dicembre del 1936 a Buenos Aires, in Argentina, il primo di cinque figli di una famiglia di origine italiana (piemontese, per la precisione; suo padre lavorava nelle ferrovie). Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1958, a 21 anni, e studiò chimica oltre a filosofia e teologia. Divenne sacerdote nel 1969 e poi vescovo nel 1992.
In seguito alla morte di papa Francesco nelle prossime settimane la Chiesa cattolica dovrà scegliere il suo successore. L’ultima volta che un papa era morto mentre era ancora in carica, Giovanni Paolo II nel 2005, erano state necessarie circa tre settimane per eleggere Benedetto XVI.
Monsignor Franco Giulio Brambilla ne ha parlato durante un incontro a Casale Monferrato. Le scuse: «Non voleva essere un’offesa, ma solo un esempio»
«In val d’Ossola non ne hanno uno sano per fare il padrino: perché o uno è storto, o è irregolare, o divorziato, o separato o trimaritato: immaginate chi può farlo». L'infelice frase è stata pronunciata dal vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla durante un incontro a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, durante una conferenza organizzata in occasione dei 1.700 anni dal concilio di Nicea. A riportare la notizia è un sito web locale, Vco24 (24newsonline.it ).
La polemica
Parole che hanno suscitato polemiche nel Novarese di cui la diocesi fa parte. In una lettera inviata ai sacerdoti ossolani, monsignor Franco Giulio Brambilla si è scusato. «Il riferimento all’Ossola era solo un esempio di una situazione, che ricorre anche in altre parti della nostra diocesi e dell’Italia, per dare una risposta pastorale nella scelta dei padrini. Assicuro che in nessun modo voleva essere un’offesa per la gente e le famiglie dell’Ossola, alle quali chiedo scusa e manifesto ancora tutta la mia stima e il rispetto, che ho già avuto modo, in questi anni del mio episcopato, di dimostrare più volte in ogni occasione nella quale ho visitato le comunità ossolane».
Le scuse
Il vescovo spiega di aver «appreso con profondo dispiacere come le mie parole siano state considerate come un’offesa da parte di alcune persone della nostra cara Ossola. Spiegando la fatica di trovare figure significative per ricoprire il ruolo di padrini per il battesimo e la cresima, ricordavo le difficoltà segnalate da molti parroci, sin dalla mia prima visita pastorale in quel vicariato, nel discernere di fronte alle situazioni irregolari».
Sono passati 20 anni dalla morte di Papa Wojtyła. Il suo magistero continua a ispirare la nostra epoca, scossa da tensioni, violenze e guerre. Sulla sua figura riproponiamo alcune riflessioni dei suoi successori, Benedetto XVI e Francesco, e pensieri del Pontefice polacco su scenari e temi ancora attuali, tra cui Medio Oriente, Ucraina, pace, disarmo.