mercoledì 17 luglio 2019

Addio al papà di Montalbano, Camilleri è morto a Roma. Aveva 94 anni

Lo scrittore, drammaturgo e regista era ricoverato dal 17 giugno scorso in terapia intensiva dopo esser stato colpito da infarto


ROMA. E' morto, a 94 anni, lo scrittore Andrea Camilleri. Lo comunica la Asl Roma 1 "con profondo cordoglio", precisando che il papà del Commissario Montalbano si è spento alle 08.20 di questa mattina presso l'Ospedale Santo Spirito. "Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio", si legge nella nota. 

Andrea Camilleri è deceduto all’ospedale Santo Spirito di Roma. Ricoverato il 17 giugno scorso in seguito a un arresto cardiaco che lo ha colpito in casa, non ha mai ripreso conoscenza. Dal momento in cui era giunto su un’ambulanza del 118 in pronto soccorso - e immediatamente rianimato - è sempre rimasto legato a una macchina, «in assistenza ventilatoria meccanica e supporto farmacologico al circolo», hanno ripetuto i bollettini medici, senza mai concedere accenno di ottimismo. La speranza che potesse superare gli effetti la crisi cardiaca era parsa subito vana, dietro quella necessaria formalità di un sintetico e freddo bollettino ufficiale ospedaliero.

Scrittore, regista e drammaturgo, Camilleri è stato anche docente all’Accademia d’Arte drammatica Silvio D’Amico. Fino ai 70 anni di età, la sua principale attività è stata proprio quella di regista teatrale e sceneggiatore, poi è arrivata la notorietà dello scrittore: fra il 1992 e il 1994 con La stagione della caccia (ambientato nella Vigata dell’800), poi con La forma dell’acqua, il primo romanzo dedicato a Montalbano. Grazie alla figura dell’ormai celebre commissario, Camilleri ha raggiunto e conquistato anche il grande pubblico televisivo. L’ultima «fatica» dello scrittore siciliano è Il cuoco dell’Alcyon (2019).


Nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre del 1925 viveva a Roma. «Sei il nostro orgoglio, il simbolo di un paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura universale, dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi», aveva scritto il sindaco della sua città natale, Ida Carmina, il giorno in cui si è saputo del ricovero dopo la crisi cardiaca. «Avanti maistru... fozza susemini!!!» («Avanti maestro, forza alziamoci»), è stato invece l’augurio su Twitter dell’amico Rosario Fiorello. A Camilleri - ormai cieco, ma sempre lucido e pungente - il Teatro di Siracusa aveva tributato un lunghissimo affettuoso applauso in occasione dell’evento «Conversazione su Tiresia», l’11 giugno 2018.

«Le mie storie prendono ormai forma nel buio», aveva confessato, parlando della sua malattia agli occhi come di una forza creativa. «Da quando non vedo più vedo meglio», aveva aggiunto. «Essere ciechi è una fortuna - ha recentemente polemizzato con il vicepremier leghista Matteo Salvini, a proposito della politica sui migranti del ministro dell’Interno -. Non vedere certe facce che seminano odio è un bene». Diceva: «Non voglio morire male, con l’umor nero del tramonto. Voglio morire con la speranza che i miei nipoti e pro-nipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che tutti i giovani si impegnino perché il futuro sono loro, è nelle loro mani. Spero molto nelle nuove generazioni, moltissimo. Non disilludetemi!». Salvini gli aveva risposto: «Camilleri ha detto che lo faccio vomitare. Mi spiace perché il Commissario Montalbano mi piace, i suoi libri mi piacciono. Camilleri, scrivi che ti passa. Che ti devo dire? Io continuo a fare, lavorare e nel mio piccolo a credere»

Sui social, fin dalle prime ore dopo l’annuncio del ricovero in rianimazione, circolava una frase in siciliano sentita tante volte nelle puntate del Commissario Montalbano, dalla bocca del dottor Pasquano, altro personaggio della serie: «Maestro, non rompa i cabasisi. Abbiamo ancora bisogno di lei...». Era l’affetto sincero e amichevole dei tanti che lo hanno amato attraverso il suo «figlio» più celebre. Personaggio col quale aveva detto in realtà di avere ultimamente un rapporto di amore-odio, come accade sovente quando si finisce per essere associati a uno solo dei propri capolavori, tralasciando il resto.

Le condizioni di Camilleri - entrato a pieno diritto padre nobile della letteratura gialla italiana - sono sempre rimaste stabili, ma nella gravità estrema, al Santo Spirito di Roma. Non ha mai riaperto gli occhi, né ripreso conoscenza. Nelle ultime ore si era diffusa la notizia che il suo organismo e il suo cuore troppo provati stavano ormai cedendo.

LA STAMPA.IT

Anche noi di OSSOLAinfoblog ci uniamo al dolore della famiglia, dell'Italia e del mondo intero.

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