lunedì 18 dicembre 2017

Il presepe vivente di Varzo dove gli attori diventano robot: “Siamo unici in Italia”

Domani sarà riproposto lo spettacolo: “Studiamo scene e costumi con meticolosità”


BEATRICE ARCHESSO
VARZO

Il custode gira la chiave del carillon e il «Presepe meccanico vivente» di Varzo, nell’ossolana valle Divedro, si mette a funzionare. Succederà di nuovo domani - martedì 19 dicembre - alle 21 sul sagrato della chiesa, palco a cielo aperto per uno spettacolo unico «di cui non abbiamo altre notizie in Italia» dice Mauro Tiboni, tra i fondatori del gruppo teatrale negli Anni 80

Il custode «carica» il carillon mentre accompagna i visitatori. Così gli attori per due minuti si muovono «meccanicamente», simulando i movimenti ritmati e ripetitivi delle statuine. Al termine della narrazione si attiva l’intero presepe per altri due minuti, poi si ferma tutto e si passa alla scena successiva. Un meccanismo che affascina chi guarda, che si trova davanti un presepe tridimensionale all’aria aperta con una quarantina di figuranti e opere a grandezza naturale.  

Lo spettacolo dura circa 50 minuti. Con sottofondo musicale è narrata la Natività, ma si trovano anche ambientazioni di Venezia del Sei-Settecento oltre agli immancabili antichi mestieri. «Le scenografie hanno un ruolo fondamentale - spiega Tiboni - e siamo molto attenti ai costumi. Il presepe non è solo fantasia, ma frutto di una ricerca storica che va oltre il mero spettacolo: vogliamo far conoscere la storia di ciò che mettiamo in scena». 

Il repertorio del Gruppo teatrale varzese si sta arricchendo: i primi anni il tema erano stati gli antichi mestieri, poi è arrivata la Palestina, «Il Natale nel mondo» con le tradizioni di ogni popolo e infine Venezia, che troverà il suo angolo di laguna domani tra le montagne dell’Ossola. 

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