domenica 18 giugno 2017

L’addio silenzioso a Erika al cimitero di Torino: coi familiari solo il sindaco Appendino

La salma cremata sabato pomeriggio subito dopo l’autopsia



MASSIMILIANO PEGGIO
TORINO

Ci sono gesti per un padre che hanno un senso profondo nella cronologia della vita. Come quando si torna a casa dall’ospedale dopo il parto, strapazzati di gioia, e un po’ impacciati si mette la culla nell’auto, che non sta mai nella posizione che vorresti, e lì dentro c’è tuo figlio, la cosa più fragile al mondo. Gli abbracci nelle notti insonni, a sconfiggere fantasmi dispettosi che aspettano sempre il buio per spaventare. E poi tutti gli altri abbracci che durano un attimo e vorresti non finissero mai. Il gesto di papà Giulio Pioletti, ieri, all’uscita del cimitero Monumentale di Torino, è uno di quelli che spezza le regole della vita. È un abbraccio che sgomenta, mentre sale sull’auto del Comune, stringendo tra le mani un cofanetto di legno, con dentro le ceneri della figlia Erika, morta a 38 anni dopo dodici giorni di agonia in ospedale, travolta e spinta contro un muro dalla gente in fuga, nella notte terribile di piazza San Carlo, mentre era con il fidanzato Fabio Martinoli, tifoso juventino. Erano andati insieme a Torino, da Domodossola e Omegna, per seguire la finale di Champions. 




Il calvario

Un addio silenzioso, al forno crematorio del cimitero. Il feretro di Erika è stato portato nella sala del commiato nel primo pomeriggio, dopo il nulla osta della Procura. In mattinata l’ultimo atto doloroso dell’indagine si era consumato in ospedale, al San Giovanni Bosco, con l’autopsia disposta dalla magistratura per confermare le cause della morte: asfissia meccanica per compressione del torace con successivo arresto cardiaco. Più persone, la notte del 3 giugno, in quella piazza che sembrava un teatro di guerra, avevano cercato di salvarla. Quaranta minuti di massaggio cardiaco. Poi il respiro era tornato, e lei era stata portata in ospedale. Ma quel ricovero è diventato un calvario di vane speranze, perché quella lunga fase di incoscienza aveva lasciato conseguenze irreversibili nel suo corpo.  




La resa dei medici

Per giorni papà Giulio e mamma Anna hanno vissuto in ospedale, ricevendo gli abbracci dei familiari, e quello delle istituzioni. In particolare della sindaca, Chiara Appendino, sempre in contatto con i genitori. Giovedì i medici del San Giovanni Bosco si sono arresi, lasciando al papà e alla mamma la possibilità di regalare ad Erika un ultimo gesto d’addio. Un ultimo abbraccio, in una stanza di Rianimazione.Avrebbero voluto donare i suoi organi, ma le esigenze dell’inchiesta hanno vanificato il desiderio. Un desiderio che aveva sempre espresso Erika.


Nessuna cerimonia, ieri pomeriggio, nella sala dei commiati del forno crematorio. La salma è stata trasferita al cimitero del Monumentale poco dopo le 15. Alle 17,30, quando i cancelli si sono chiusi, l’ufficio è rimasto aperto, per oltre due ore. Il Comune si è accollato tutte le procedure per accorciare i tempi di consegna delle ceneri alla famiglia. In serata è arrivato il papà a recuperare quel cofanetto di legno. Ha attraversato il viale di cedri del Libano con accanto, a ogni passo, la sindaca di Torino. Poi l’ultimo viaggio a casa, a Domodossola e Beura non sono previste altre cerimonie.  

da La Stampa 

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