DOMODOSSOLA - E' scattata questa mattina, con la partenza dall'aeroporto di Malpensa, la missione in Ciad di don Nur El Din Nassar e don Fabrizio Scopa, i due sacerdoti  Fidei Donum che nel Paese africano raggiungeranno don Benoit Lovati nella parrocchia di Bissi-Mafou, dove da anni operano i missionari novaresi. Ad accompagnarli il vicario generale don Fausto Cossalter, il direttore del Centro Missionario don Giorgio Borroni e Margherita e Marco Invernizzi, condirettori dell’Ufficio diocesano pr la Famiglia. A dare loro il saluto a Malpensa anche il vicario territoriale del Cusio don Gianmario Lanfranchini.  Don Fabrizio Scopa è nato a Domodossola nel 1977:  e' stato ordinato dal card. Renato Corti nel 2002 e dopo il servizio a Gravellona Toce, dal 2007 si è occupato della pastorale giovanile nella parrocchia di Sant’Antonio a Novara. Don Nur El Din Nassar è nato anch'egli a  Domodossola nel 1980. E’ stato ordinato da mons. Franco Giulio Brambilla nel 2012 e dopo essersi occupato della pastorale giovanile nelle parrocchie del Vergante, dal 2014 è stato coadiutore a Omegna. 

Don Nassar e don Scopa sono i primi Fidei Donum da nove anni, l’ultimo era stato proprio don Lovati. Un sigillo per questa nuova stagione per la Chiesa novarese, segnata dal XX Sinodo diocesano: «Apriamo  un nuovo periodo per la nostra chiesa locale. Ed è bello farlo con un gesto che indica una direzione precisa: “Noi abbiamo deciso di ripartire per la missione”», aveva detto il vescovo Franco Giulio Brambilla durante la veglia missionaria dello scorso 21 ottobre, quando ai due sacerdoti era stato consegnato il mandato missionario. L’invito del vescovo era stato forte: «da domani tutte le nostre comunità dovranno prenderli in carico uno per uno, tenere i rapporti con don Fabrizio e don Nur. E magari se avanzerà del tempo e delle risorse, gli altri cominceranno a riprendere i rapporti con i missionari che sono in Brasile e in Uruguay. Perché la missione sia di tutta la nostra chiesa e non il pallino solo di alcuni. Che, una volta partiti e festeggiati, sono dimenticati».La partenza di don Nassar e don Scopa è anche un segno che rinsalda il legame con la diocesi ciadiana di Pala e con con la parrocchia di Bissi-Mafou. I primi sacerdoti fidei donum hanno iniziato a lavorare nella comunità – situata in piena “brousse” (la savana africana) a circa 35 km dal capoluogo, Pala – ad inizio del 1988. Erano don Alberto Olivo, don Paolo Pessina e don Fausto Cossalter. A loro negli anni si sono succeduti don Emanuele Cardani, don Cesare Baldi, don Roberto Collarini, don Massimo Bottarel e da ultimo don Benoit Lovati. La Chiesa del Ciad è piccola (solo il 18% è cattolico) e vitale: le diocesi sono otto, quella di Pala si trova nel sud-ovest del paese, alla frontiera con il Camerun. Copre un territorio di 30.100 km2 (la stessa superficie del Belgio),con circa un milione e centomila abitanti, di cui la metà ha meno di sedici anni, ripartita in otto etnie principali le cui lingue sono utilizzate nella pastorale. Tra queste lingue ufficiali c’è il “mundang”, etnia che occupa integralmente la zona di Bissi Mafou.L’impegno dei preti novaresi, accanto a quello dell’evangelizzazione, è stato rivolto ad aiutare lo sviluppo economico e la crescita culturale, in un Paese con un’economia arretrata e prevalentemente agricola (la ricaduta delle esportazioni petrolifere avviate nel 2003 è pressoché nulla) e dove l’alfabetizzazione è molto bassa (56% per gli uomini e 43% per le donne).
Daniele Piovera