venerdì 7 dicembre 2012

L'Ossola vuole tre unioni dei comuni, in 8 dovranno decidere


Comunità Montana

L’assemblea dei sindaci ha confermato presso la riunione nella sede della Comunità Montana dell’Ossola tre realtà: Una unione della Valle Vigezzo (senza Druogno e Re), l’An.Di.For. (esclusa Crevoladossola) e una grande unione a cui hanno aderito in 18. all’assise erano presenti tutti i rappresentanti dei vari comuni, mancava Mergozzo che ha scritto dicendosi contrario ad una grande realtà, non escludendo di poter fare riferimento all’unione con altri comuni. In otto rimandano la decisione alle deliberazioni del consiglio comunale, si tratta di Antrona Schieranco, Seppiana, Montescheno, Anzola d’Ossola, Trontano, Pallanzeno, Bognanco e Mergozzo. A loro anche la possibilità di decidere se convenzionarsi con una unione dei comuni o entrare a far parte di una di queste. Tra i 18 comuni si sottolinea la presenza dei quattro centri maggiori, ossia Domodossola, Crevoladossola, Villadossola e Ornavasso che, superando i tremila abitanti, non avevano obblighi di legge per aderire ad una unione o eventualmente di consorziarsi. E proprio i numeri raccolti dai 18 comuni, costituiscono il peso maggiore, con i due terzi dell’Ossola per oltre 45mila abitanti. “Sono dispiaciuto perché non siamo stati tutti concordi sull’unione dei 38 comuni – spiega il presidente della Comunità Montana delle Valli dell’Ossola Giovanni Francini – ma molto contento per essere riusciti insieme a 18 comuni a costituire una grande realtà”.
Che bisogna partire dal basso e non escludere di consorziarsi con l’unione maggiore è il concetto espresso da Claudio Cottini sindaco di Santa Maria Maggiore che entra nell’Unione della Valle Vigezzo. Il sindaco di Domodossola Mariano Cattrini ha però espresso perplessità nel momento in cui si andrà a sciogliere la comunità montana dal 31 dicembre e il tutto passerà nelle mani di un commissario nominato dalla Regione. “La ripartizione dei fondi è un capitolo complesso – ha spiegato – bisognerà decidere come e se dividere le risorse della comunità ma anche gli eventuali crediti che essa vanta”. Ma se ci sono crediti, e forse tra questi anche quelli delle centraline delle pre esistenti comunità montane, potrebbero esserci anche debiti che i comuni avrebbero difficoltà a sostenere, specialmente quelli più piccoli: “Entro fine anno – spiega Francini – porteremo una bozza relativa ai conti in consiglio, l’eventuale ripartizione non mi preoccupa perché sarà proporzionale al conferimento che avrebbero dovuto fare le comunità montane anni fa quando hanno chiuso”.



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