giovedì 31 marzo 2016

“Tra volpi e stambecchi la mia vita solitaria da guardiano della diga”

Mattia Morandi, 33 anni, sorveglia l’impianto in Val Formazza: “Qui si arriva solo a piedi, niente cellulare, per amici gli animali”

L'idilico lago alpino creato dalla diga enel in Val Formazza
GABRIELE SALARi
DOMODOSSOLA

C’è appena un metro e mezzo di neve a duemila metri, in Val d’Ossola. Poca rispetto alla media. Le cime hanno iniziato a imbiancarsi solo a Capodanno, per la disperazione degli sciatori e per la gioia di chi in quota ci lavora come i guardiani della diga Enel del lago Vannino, in val Formazza, nella Provincia del Verbano Cusio Ossola, al confine con la Svizzera. Mattia Morandi, 33 anni, è da un decennio uno di questi guardiani, operai che, per motivi di sicurezza devono presidiare 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno le dighe che producono energia idroelettrica. Una fonte pulita, che contribuisce in modo significativo alla produzione di energia rinnovabile del nostro Paese, che è complessivamente il 37 per cento del totale. 


(Matteo Morandi, 33 anni)
IL LAVORO
«Siamo due coppie di guardiani, tutti giovani, e ci alterniamo in quota a controllo della diga - spiega Mattia -. Passiamo una settimana a Formazza, dove lavoriamo alla centrale idroelettrica di Ponte e una settimana qui. Per arrivare alla nostra casa dobbiamo prendere la seggiovia fino a quota 1.700 metri e poi proseguire con gli sci e le pelli di foca per un’ora e mezza». Un po’ come i carabinieri, i guardiani della diga si muovono sempre in coppia, perché soprattutto d’inverno se uno si sente male l’altro può soccorrerlo. «Quando usciamo a fare una passeggiata - spiega ancora Mattia - andiamo sempre insieme e avvisiamo da casa i nostri colleghi a valle, perché il cellulare qui non prende». Va da sé che non ci si può allontanare troppo, magari si fa un salto al rifugio Margaroli per incontrare qualcuno, perché altrimenti d’inverno non si vede anima viva. «Quando il rifugio è chiuso e magari il tempo è brutto, la solitudine e a volte la noia si fanno sentire, anche se ci siamo attrezzati con freccette e ping pong». 

(La diga Enel del lago Vannino)
GLI ANIMALI
Mattia ama questa vita solinga e l’ha scelta, un po’ come la sceglie il guardiano del faro o l’eremita. Ama la natura e i paesaggi sconfinati, tanto che appena può concedersi una vacanza scappa in Africa con la fidanzata. Essendo nato in questa valle, dove di dighe ce ne sono diverse, il mestiere lo conosceva e non gli è dispiaciuto lasciare l’officina dove lavorava come meccanico per vivere tra marmotte, camosci, aquile e stambecchi.«A volte arrivano anche davanti casa, altrimenti ci basta camminare poche centinaia di metri per incontrarli» racconta Mattia, che è appassionato di fotografia e ha pubblicato delle stupende foto di ermellini che fanno capolino dalla neve su Lovinitaly.it, una mappa digitale aperta sulla quale si raccontano storie. Come quella che racconta a La Stampa, della volpe che si era affezionata ai guardiani della diga, tanto che d’inverno riusciva saltando ad abbassare la maniglia del portone ed entrare in casa quando aveva freddo. A volte si faceva trovare acciambellata sul divano accanto al camino. Se era infastidita si allontanava e comunque non si faceva prendere mai in braccio. Per chi già pensa a film come La volpe e la bambina bisogna dire che nella parte alta della Val Formazza, nonostante un idillico lago alpino creato dalla diga, la vita soprattutto d’inverno non è facile. Anche se tira la bufera bisogna uscire ogni giorno per effettuare le rilevazioni dei dati idrometrici, della temperatura e della pressione. 

(Gli stambecchi sono i veri protagonisti dell’alta montagna: «A volte arrivano anche davanti a casa -
racconta Mattia Morando - altrimenti ci basta camminare poche centinaia di metri per incontrarli.
Non hanno nessuna paura»)
  
LA CASCATA
Spetta ai guardiani, inoltre, misurare la neve e fornire i dati al Corpo forestale dello Stato che cura ilservizio Meteomont, molto importante per conoscere il rischio di valanghe. Infine, bisogna ispezionare i tunnel nel muro della diga e verificare i movimenti della struttura: la diga non è un monolite perfettamente immobile, ma compie dei movimenti, di piccola entità, che dipendono dal carico d’acqua del bacino e dalle escursioni termiche. Tra un paio di mesi inizierà a sciogliersi la neve e arriverà l’estate. Per i guardiani delle dighe sarà come passare dalla notte al giorno, perché si andrà al lavoro con gli scarponi e non con gli sci e inizieranno ad arrivare gli escursionisti, francesi e svizzeri soprattutto. Riaprirà anche la cascata del Toce, le cui acque d’inverno alimentano la centrale Enel di Ponte dove lavora Mattia. Considerata «la più bella, la più poderosa fra le cascate delle Alpi» fu amata tra gli altri da Wagner, D’Annunzio e la Regina Margherita

da http://www.lastampa.it/

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