Don Benoît nel suo ufficio a Bissi Mafou |
Finora don Benoît ha tenuto due incontri pubblici a Villadossola, una bellissima Santa Messa la mattina di domenica 3 luglio in piazzale Lecomte, nella zona sud della cittadina, di cui riportiamo qui sotto, un articolo tratto dal settimanale locale "Il Popolo dell'Ossola" dell'8 luglio e una serata martedì 12 presso l'Oratorio San Domenico Savio, in cui ha aggiornato i presenti sulla situazione geo-politica del Ciad, sui progetti realizzati in questi 7 anni nella sua missione e come è cambiato col passare degli anni il suo rapporto umano con il popolo Mundang, che vive nella sua parrocchia.
Ha raccontato don Benoît che nella primavera scorsa è stato rieletto il presidente, che si appresta ad iniziare il suo ventisettesimo anno di potere, ottenuto con un colpo di stato e mantenuto grazie ad elezioni non garantite da democrazia. Ha raccontato delle incursioni di Boko Haram, che non sono ancora giunte nella sua missione ma hanno determinato un clima teso e di maggior sorveglianza. Il denaro che arriva grazie allo sfruttamento delle terre espropriate da parte dei cinesi, ma alla popolazione non arriva nulla. Ha poi parlato della cultura, concezione della vita e della morte, della religione animista, delle usanze e credenze molto lontane dalle nostre concezioni, ma che richiedono accettazione.
Don Benoît ha poi aggiornato i presenti, sull'evoluzione dei progetti in corso nella sua missione di Bissi Mafou: la ristrutturazione del "Dispensario medico" è conclusa, i parti nel reparto maternità sono passati da 15 a 150 all'anno. La struttura non viene più considerata come un luogo di prima accoglienza alla salute, ma bensì un vero e proprio ospedale, anche se manca la strumentazione diagnostica. Ha poi illustrato la situazione scuola: l'istruzione non ha certo la priorità, ciò che conta è la terra, la coltivazione del miglio, il campo determina i tempi, per cui la frequenza scolastica è irregolare. Gli insegnanti statali sono mal retribuiti, spesso dedicano parte della giornata all'insegnamento e parte alla coltivazione dei campi, portandosi con sé gli studenti. Le missioni hanno istituito così scuole cattoliche che vengono considerate di qualità, grazie a docenti meglio retribuiti che possono dedicarsi completamente all'insegnamento che è svolto in lingua locale per i più piccoli, ma che poi viene tralasciata per utilizzare solamente il francese (lingua ufficiale ciadiana oltre all'arabo), con programmi didattici francesi e al numero più esiguo di allievi per classe (50 circa, aziché 120/150 per le classi della scuola statale). E poi i libri, racconta ancora don Benoît: «Immaginatevi dei banchi accostati uno all'altro e un libro che i bambini si passano facendolo scorrere tra quelle file di banchi».
La Redazione
Ha raccontato don Benoît che nella primavera scorsa è stato rieletto il presidente, che si appresta ad iniziare il suo ventisettesimo anno di potere, ottenuto con un colpo di stato e mantenuto grazie ad elezioni non garantite da democrazia. Ha raccontato delle incursioni di Boko Haram, che non sono ancora giunte nella sua missione ma hanno determinato un clima teso e di maggior sorveglianza. Il denaro che arriva grazie allo sfruttamento delle terre espropriate da parte dei cinesi, ma alla popolazione non arriva nulla. Ha poi parlato della cultura, concezione della vita e della morte, della religione animista, delle usanze e credenze molto lontane dalle nostre concezioni, ma che richiedono accettazione.
Don Benoît ha poi aggiornato i presenti, sull'evoluzione dei progetti in corso nella sua missione di Bissi Mafou: la ristrutturazione del "Dispensario medico" è conclusa, i parti nel reparto maternità sono passati da 15 a 150 all'anno. La struttura non viene più considerata come un luogo di prima accoglienza alla salute, ma bensì un vero e proprio ospedale, anche se manca la strumentazione diagnostica. Ha poi illustrato la situazione scuola: l'istruzione non ha certo la priorità, ciò che conta è la terra, la coltivazione del miglio, il campo determina i tempi, per cui la frequenza scolastica è irregolare. Gli insegnanti statali sono mal retribuiti, spesso dedicano parte della giornata all'insegnamento e parte alla coltivazione dei campi, portandosi con sé gli studenti. Le missioni hanno istituito così scuole cattoliche che vengono considerate di qualità, grazie a docenti meglio retribuiti che possono dedicarsi completamente all'insegnamento che è svolto in lingua locale per i più piccoli, ma che poi viene tralasciata per utilizzare solamente il francese (lingua ufficiale ciadiana oltre all'arabo), con programmi didattici francesi e al numero più esiguo di allievi per classe (50 circa, aziché 120/150 per le classi della scuola statale). E poi i libri, racconta ancora don Benoît: «Immaginatevi dei banchi accostati uno all'altro e un libro che i bambini si passano facendolo scorrere tra quelle file di banchi».
da Il Popolo dell'Ossola, n° 27 dell'8 luglio 2016 |
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