SAN DOMENICO - Don Nur El Din Nassar è un giovane sacerdote molto conosciuto nel Vco. Di padre egiziano e madre ossolana, è stato per diversi anni coadiutore in vari centri del Vergante, impegnato nella pastorale giovanile. E’ stato anche vice – parroco a Omegna. Un anno e mezzo fa, il 4 gennaio 2018, è partito verso il Ciad, per aggregarsi alla Missione della Diocesi di Novara nella parrocchia di Bissi - Mafou, Diocesi di Pala, nel sud ovest del Paese ai confini con il Cameroun.
"Siamo arrivati il giorno dell’Epifania – racconta don Nur – Siamo stati accolti con gioia; ci vogliono bene e ce l’hanno dimostrato. Non eravamo neppure entrati nel villaggio che, a 3 chilometri di distanza, abbiamo trovato un mucchio di gente ad aspettarci. Abbiamo fatto l’intero percorso cantando e danzando. Sono stato molto contento quando il Vescovo e don Benoît Lovati mi hanno chiesto di partire".
Anche don Lovati, novarese, è conosciuto nel Vco: è stato coadiutore a Villadossola. E’ in Ciad ormai da 10 anni. La Missione di Bissi – Mafou è nata circa 30 anni fa ed è fra quelle denominate “Fidei Donum”, dal titolo dell’enciclica con cui papa Pio XII ha proposto nel 1957 che le chiese più ricche di storia si impegnino a mettere in comune con altre più giovani alcuni sacerdoti per un tempo determinato. Al termine i missionari tornano nelle loro Chiese d’origine a portare la ricchezza di esperienza raccolta:
"Noi veniamo ordinati sacerdoti in una Chiesa particolare ma siamo sacerdoti per il mondo intero – prosegue don Nur - Io l’ho sentita come una possibilità per me". A Bissi – Mafou si parla molto “ossolano”; oltre a don Nur, vi opera don Fabrizio Scopa, originario del Croppo di Trontano, mentre in passato vi ha prestato servizio don Emanuele Cardani, anche lui domese: "Oltre ad essere quello dell’accoglienza – spiega il missionario - il primo momento è anche quello in cui ti scontri con il fatto di appartenere a una certa cultura e di trovarti in un’altra, molto diversa dalla tua. Sei costretto a riconoscere che i tuoi pregiudizi ci sono e che ci sono anche i tuoi giudizi. Non sono cattiveria; sono il segno che hai un cammino da fare. Bisogna tornare bambini: il Signore ci chiede di dargli fiducia, di imparare quasi tutto da capo, non solo la lingua ma anche il modo di guardare le esperienze fondamentali dell’essere umano. Per esempio: nella cultura occidentale ha un grande valore l’individuo: in quella della popolazione Mundang, dove sono io e in generale nelle culture dell’Africa ha invece un valore bassissimo, vicino allo zero. Ciò che conta lì è la comunità, ad esempio la famiglia allargata. C’è un insulto fra i Mundang che tradotto letteralmente vuol dire “tu sei uno che cammina da solo”; per noi non è una cosa pesante ma per loro è un’espressione molto cattiva".