giovedì 22 agosto 2013

“Sentieri e pensieri”, oggi tocca a Piero Chiambretti

Lo showman ospite all’evento in quota organizzato dal Salone del libro di Torino. Ieri lo Nicolai Lilin ha incantato il pubblico parlando della sua “Educazione siberiana”

FRANCESCA ZANI
SANTA MARIA MAGGIORE
 
Lo scrittore Luca Bianchini incontrerà stasera alle 18 sul palco del Salone del libro di Santa Maria Maggiore il presentatore Piero Chiambretti e  Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro torinese.  
 
Piazza Risorgimento fungerà da cornice per l’incontro intitolato «Sentieri e parole», la cui programmazione è curata dal Salone del libro di Torino. Chiambretti interagirà con Bianchini, fresco di stampa con il romanzo «Io che amo solo te». L’autore ha pubblicato inoltre «Se domani farà bel tempo» e «Siamo solo amici». Nel 2005 ha scritto la biografia di Eros Ramazzotti, collabora con diverse riviste ed è presentatore radiofonico. Protagonista del suo ultimo romanzo, di cui si parlerà durante l’incontro, è la cinquantenne Ninella, innamorata  di don Mimi con cui in passato non si era potuta sposare, ma che incontra di nuovo sullo sfondo di Polignano a Mare. Dalle 16,30 sarà attiva anche la libreria attrezzata nella piazza dal Feltrinelli Point di Arona con vendita ed esposizione.  
 
 
Grande attenzione, ieri, per il racconto di Nicolai Lilin, autore di «Educazione siberiana» da cui Gabriele Salvatores ha tratto il suo ultimo film. ei libri l’autore narra in prima persona la sua esperienza di bambino in Transnistria (oggi Repubblica Moldava), di diciottenne in una Cecenia dilaniata dalla guerra nelle fila dell’esercito russo e infine i tormenti da reduce. «Risulta difficile separare il mio vissuto da quello che scrivo, non ho avuto la consapevolezza di essere uno scrittore finché il pubblico non mi ha riconosciuto come tale, prima immaginavo di raccontare la storia del mio paese a un amico - ha esordito Lilin in perfetto italiano -. Dopo aver scritto la trilogia ho ricevuto lettere di soldati ed ex combattenti che si rispecchiano nei miei romanzi». Si è espresso in modo franco, senza giri di parole: «Ho vissuto cinque conflitti internazionali - ha aggiunto - . A dodici anni nel mio paese ero abituato a raccogliere cadaveri e munizioni; poi sono diventato un combattente. La guerra non si dimentica, alcuni miei amici si sono suicidati, altri dopo si sono drogati, io ho seguito una cura psicologica e ancora oggi ho un rapporto forte con le armi. Nei boschi ritrovo invece le mie radici di cacciatore siberiano, anche se amo vivere in Italia». L’ultimo libro di Lilin, che ieri a Santa Maria è andato a ruba, parla di tatuaggi siberiani, lui ne ha diversi sul corpo e li definisce «una lingua vera e propria, sviluppata attraverso i simboli». 
 
 
 

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