domenica 18 agosto 2013

Il cantiere inesistente per mettere in sicurezza la galleria di Paglino

Lavori previsti da 6 milioni di euro, ma nulla è stato ancora fatto

RENATO BALDUCCI
TRASQUERA
 
È la «terra di nessuno». Tre chilometri di strada, tra il confine geografico con la Svizzera e quello ufficiale dove stazionano finanzieri e doganieri. Un «arretramento» avvenuto trentacinque anni fa per questioni di sicurezza.  
 
Durante l’alluvione del 1978 la montagna franò addosso al posto di confine che allora era presidiato da polizia, carabinieri e finanzieri. Per evitare rischi, le forze dell’ordine da Paglino furono spostate a Iselle. Chi entra in Italia da Gondo, ultimo paese elvetico, transita sotto la pensilina abbandonata di Paglino e percorre tre chilometri di strada statale prima d’essere fermato dai finanzieri, i soli in divisa rimasti a presidiare il confine. 
 
Oggi nessuno pensa di riportare la sbarra di confine a Paglino, ma lungo quella fascia di tre chilometri restano un miraggio anche gli interventi che Anas ha promesso sulla statale, collegamento di vitale importanza con la Svizzera e il Nord Europa. Spariti nel nulla, anche se sono stati annunciati e, in un caso, pure appaltati. Passato Paglino e superata la casa cantoniera, oggi transennata perché pericolante, si arriva alla galleria di Paglino.  
Un tunnel più volte interessato dalla caduta di massi, soprattutto all’imbocco Sud con varie interruzioni. Nell’agosto 2000, dopo l’ennesima frana, ci fu anche il sopralluogo dell’allora ministro ai Lavori pubblici Nerio Nesi. Dopo l’ultima caduta di massi nel 2011, l’Anas promise interventi urgenti: non se mai vista l’ombra. Scendendo verso la sbarra di confine si arriva alla variante realizzata per deviare la strada sulla quale erano piombati diversi sassi massi. Era il 2002: la strada restò chiusa alcuni giorni e, sei anni dopo, la notizia della gara di appalto per realizzare una galleria che permetterà di ripercorrere, protetti, il vecchio tracciato della statale 33. Lavori per 6 milioni di euro che dovevano prendere il via nel luglio 2010 e concludersi poi nell’agosto 2011.  
 
Ma il cantiere non è mai stato installato. Per la statale 33 resta la speranza che la montagna non continui a franare mentre sul versante svizzero si lavora ai 2000 metri del passo del Sempione. E ogni tanto lì la strada viene anche chiusa per far cadere i massi pericolanti che ci sono dalla montagna. 
 

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