giovedì 15 agosto 2013

“Dovevo essere lassù con loro. Rischi? Non più del solito”

Intervista Paolo Pettinaroli, guida alpina, amico delle due donne uccise dalla valanga sul Monte Bianco: “Le condizioni erano buone”

LUCA BILARDO
DOMODOSSOLA
 
Paolo Pettinaroli, oltre che essere una guida alpina conosceva bene le due amiche ossolane Marianna Conti e Laura Frisa, rimaste sepolte e uccise dalla valanga martedì mattina sul Monte Bianco.  
 
Poteva esserci anche lei ieri mattina in quella cordata, vero?  
«Tempo fa avevo parlato con Laura e Marianna, oltre che due clienti infatti erano anche mie amiche. Sapevo che volevano salire sul Monte Bianco e mi avevano chiesto di accompagnarle. Io però per questo periodo avevo già altri impegni di lavoro: sono rientrato dalla Svizzera perché ero sulla Weissmies. Mi ero reso disponibile ad andarci a settembre, ma loro alla fine hanno scelto un’altra guida». 
 
Era una scalata pericolosa quella che stavano facendo?  
«No, le condizioni poi erano buone. Da quello che ho saputo faceva anche freddo quando sono partite. La montagna però nasconde sempre delle insidie, l’ascesa del Monte Bianco in modo particolare: ogni anno quella parete conta le “sue” vittime. Non ero sul posto ieri e non posso dire con esattezza come erano la neve e il meteo. Però ero nella parete di fronte quindici giorni fa e le condizioni erano buone». 
 
 
Com’è la via «Normale» che stavano percorrendo Marianna e Laura per raggiungere il Mont Blanc du Tacul?  
«Tra le due che ci sono in territorio francese, quella dove erano loro è la più facile. Infatti consente di arrivare il giorno prima in funivia fino al rifugio (il “des Cosmiques” a 3.600 metri di altitudine, ndr) e partire la mattina seguente molto presto già riposati. Lì il sentiero è un po’ ripido. Avevano anche una guida come Giorgio Passino, che è molto esperta: lo conosco di vista, ma è uno dei più bravi in Italia nell’ambito dell’arrampicata». 
 
Si può quindi definire una tragica fatalità?  
«Credo proprio di sì. In questo periodo ogni giorno sulla via “Normale”, dove erano ieri Laura e Marianna, passano 150 alpinisti a salire e altrettante a scendere. Forse anche di più, perché in certi periodi oltre a quanti sono nel rifugio, ci sono altre 30-40 persone in tenda. È successo a loro, ma poteva accadere a chiunque: con così tanti passaggi, il rischio aumenta». 
 
Eppure erano esperte di montagna, così come la loro guida?  
«La montagna non guarda in faccia nessuno, non ti chiede se sei esperto prima di far staccare una slavina. Loro avevano fatto numerose scalate anche di cime importanti sul Monte Rosa. L’ultima, circa dieci giorni fa: con Marianna ero stato al Castore e Polluce sul Rosa». 
 
Quando le ha sentite l’ultima volta?  
«Se non ricordo male la settimana scorsa. Era lì che mi avevano detto che sarebbero andare in questi giorni sul Monte Bianco». 
 

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