lunedì 10 giugno 2013

Cassa integrazione anche per i cavatori “Salvi grazie all’export”

La forza lavoro in pochi anni è crollata del 30%. Boccata d’ossigeno grazie a Svizzera e Qatar

RENATO BALDUCCI

DOMODOSSOLA

«E’ una crisi senza precedenti: anche il nostro settore ne risente drammaticamente essendo collegato al mondo dell’edilizia, in grosse difficoltà». E’ nelle parole di Maria Teresa Moro la sbiadita fotografia del settore lapideo del Verbano Cusio Ossola. Per anni una delle «locomotive» dell’economia, naviga in cattive acque. Le cave attive sono oggi una trentina, contro le 120 degli Anni Ottanta.

Maria Teresa Moro, presidente di Assograniti, associazione che raggruppa il 70 per cento dei cavatori, dice: «Voglio continuare a pensare positivo, anche se rischio di sembrare poco realista. Si vive alla giornata, non vedo prospettive per i prossimi mesi. E per la prima volta dalla loro esistenza, anche le nostre aziende sono dovute ricorrere alla cassa integrazione dall’inizio del 2013». La forza lavoro del settore che poggiava su 1500 unità e un indotto di altrettante 500 è scesa di un buon 30 per cento. «Oltre ai posti di lavoro, si è persa anche la professionalità. Personale competente e apprezzato che è andato a lavorare in Svizzera dove molti hanno trovato lavoro» dice Moro.

Il dato positivo è che il mercato estero che oggi assorbe buona parte delle vendite dei prodotti del Vco. «La Svizzera in primis - dice Moro -. Oltre ad acquistare i nostri prodotti è una nazione che garantisce pagamenti solleciti, a differenza dell’Italia dove non abbiamo certezze né tutele. E dove, a causa delle commissioni delle nostre banche, il denaro costa moltissimo». Una boccata d’ossigeno arriva anche dal lontano Qatar. «Una nazione in forte espansione, che ha molto denaro e apprezza i prodotti italiani» spiega Moro.

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