lunedì 17 giugno 2013

Finardi: “Noi, cantautori più forti delle star dei reality”

Eugenio Finardi sarà questa sera alle 22 a Domodossola
Stasera alle 21 il concerto in piazza Matteotti a Domodossola per il «Giugno insieme»

BEATRICHE ARCHESSO

VERBANIA

Eugenio Finardi è uno degli ospiti di punta del Giugno insieme e stasera alle 22 sarà in concerto in piazza Matteotti a Domodossola per incontrare la «sua» generazione e farsi conoscere dai giovani.

Per lei non è la prima volta a Domodossola: quali ricordi in questa città?
«Ho già suonato più volte ed è una zona che amo. Mi piace tutta l’Ossola, anche la strada per arrivarci che costeggia i due laghi: è natura incontaminata. Qui mi piacerebbe avere una casa. Poi mi ricorda quando in agosto da ragazzo andavo in collegio nella Svizzera francese per imparare la lingua».

Come sarà il suo concerto?
«Canterò quello che la gente aspetta di sentire, però con una novità: non farò “Musica ribelle”. Su questa canzone mi sono preso un anno sabbatico perché aveva perso il suo senso: non nel contenuto, ma facendola così spesso era diventata una sorta di litania e mi sembrava offensivo verso un pezzo che trasmette tanto. È come l’amore: la distanza fa ritrovare il senso».
 
Il mondo dei cantautori è in crisi: perché ?
«Oggi ci sono i reality e i cantautori sono visti come gli “scassapalle” che si ostinano ad affrontare temi di spessore. Per la prima volta mi confronto con una generazione che non ha idea di chi io sia. Tuttavia ricevo sms di ventenni colpiti dai miei testi. I cantautori parlano di bisogni inconsci che tutti gli esseri umani hanno e anche se non sono immediatamente “accessibili” alla fine ci si rivolge a loro quando si vogliono risposte di vita».

Ha collaborato con grandi artisti, da Battisti a Fossati e Ligabue: c’è qualcuno a cui è legato in modo particolare?
«Ligabue l’ho visto “nascere”, perché c’ero quando il produttore Carrara ricevette da Bertoli la cassetta con una sua canzone. Il rapporto più stretto ce l’ho con Elio e le storie tese, ai quali sono legato anche dall’affetto per Paolo “Feiez” Panigada (il sassofonista morto nel ’98 sul palco per un aneurisma, ndr), grande tecnico del suono».

A Sanremo nel 2012 propose «E tu lo chiami Dio», brano dal contenuto spirituale. Oggi è un argomento apprezzato?
«L’essere umano, che sia o no credente, è spirituale: il problema è accettare questa condizione con ciò che comporta. Intelligenza e sensibilità sono dolorose, ma necessarie».

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