venerdì 24 maggio 2013

Nelle valli dell’Ossola sulle tracce dei cercatori d’oro

Miniere di Macugnaga sempre aperte al pubblico
Domani un convegno a Macugnaga: le miniere, chiuse negli anni Sessanta, sono diventate un’attrazione turistica

TERESIO VALSESIA

MACUGNAGA

Nelle valli dell’Ossola tutto quello che brillava era davvero oro. Una grande quantità di tesori che hanno segnato la storia dei secoli passati, ma che non hanno mai arricchito la gente. E talvolta nemmeno i concessionari delle estrazioni. Le miniere principali erano localizzate in valle l’Anzasca, soprattutto a Macugnaga. Chiuse nel 1961, potevano vantare idi essere le più importanti a livello nazionale. Un vecchio minatore di Pestarena, Fiore Carzana, diceva con orgoglio: «Questa è la Banca d’Italia».

L’oro del Monte Rosa.
Proprio all’«oro del Monte Rosa» è dedicato un convegno in programma domani alla Kongresshaus di interesse non solo per gli esperti. Sarà proprio l’occasione per approfondire la conoscenza delle miniere minori, finite nel dimenticatoio. Come quelle della val Segnara, laterale dell’Anzasca, che vennero sfruttate da una compagnia inglese alla fine dell’Ottocento.
In realtà sul versante settentrionale del Capezzone, nella parte alta e selvaggia della valle, l’estrazione artigianale è proseguita fino a pochi decenni fa, come documentano i resti di una piccola condotta idrica che pescava l’acqua da due laghetti per lavare il minerale. Naturalmente, un cava abusiva. Molto si è scritto in passato sulle miniere dei Cani, sopra Vanzone, anche per svelare l’origine del loro nome che rimane avvolta nel mistero: le sfruttò Facino Cane o erano talmente basse da essere adatte solo ai cani? In attesa di una soluzione l’amministrazione comunale ne ha valorizzato le acque arsenico-ferruginose.

Più visitati e più comodi da raggiungere sono i giacimenti della val Toppa di Pieve Vergonte, recuperate dal Comune a scopo turistico e didattico con una struttura ricettiva all’alpe Fontano. Quelli della valle Antrona furono attivati nel 1736 e coltivati per due secoli. Spesso leggenda e storia si incrociano nelle cronache del passato. Come sulle estrazioni della «Val d’oro» di Crodo, che fece la fortuna della famiglia Marini e che sarebbero finite con il crollo delle gallerie nel ‘400. Quelle dell’Alfenza, sempre nel territorio di Crodo, sono invece largamente documentate.

Il convegno.
Il convegno di domani (dalle 15) è organizzato dal gruppo «Figli della miniera» con il comune di Macugnaga e il patrocinio dell’Associazione nazionale ingegneri minerari). Dopo l’introduzione dello storico Alessandro Zanni, la «donna delle miniere», Claudia Chiappino, ingegnere minerario, racconterà la sua storia «Nelle viscere di Pestarena, con gli occhi d’oggi». Seguiranno gli interventi di Piergiorgio Rossetti e Andrea Giuliani. Poi Mirko Zanola presenterà gli antichi metodi dell’estrazione. Infine una proiezione sulla «Grotta Effimera» del ghiacciaio del Belvedere, scoperta l’anno scorso dagli speleologi del Cai di Novara e Biella.

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